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(197-198) | pensieri | 301 |
mamente oggidí in tanta propagazione dell’egoismo, a tutti i vantaggi particolari di cui l’individuo può godere. Perché se tu sei bello non ti resta altro mezzo, per non essere odiosissimo agli uomini, che un’affabilità particolare e come una certa noncuranza di te stesso, che plachi l’amor proprio altrui offeso dall’avvantaggio che tu hai sopra di loro o anche dall’uguaglianza. Cosí se tu sei ricco, dotto, potente ec. Quanto maggiore è l’avvantaggio che tu hai sopra gli altri, tanto piú, per fuggir l’odio, t’é necessaria una maggiore amabilità, e quasi dimenticanza e disprezzo di te stesso in faccia agli altri, perché tu devi medicare una cagione d’odio che tu hai in te stesso e che gli altri non hanno: una cagione assoluta, che ti fa odioso per se sola, senza che tu sia né ingiusto né superbo, né ec. Ed era questa una cosa notissima agli antichi, tanto persuasi della odiosità dei vantaggi individuali, che ne credevano invidiosi gli stessi dei, e nella prosperità avevano cura dell’invidiam deprecari, tanto divina che umana; e quindi un (198) seguito non interrotto di felicità li rendeva paurosi di gravi sciagure. Vedi Frontone, De Bello Parthico (4 agosto 1820). Vedi p. 453, capoverso ultimo.
* Montesquieu (Essai sur le Goût, Du je ne sais quoi) fa consistere la grazia e il non so che principalmente nella sorpresa, nel dar piú di quello che si prometta ec. In questa materia della grazia, cosí astrusa nella teoria delle arti, come quella della grazia divina nella teologia, noterò: 1°, l’effetto della grazia non è di sublimar l’anima o di riempierla, o di renderla attonita come fa la bellezza, ma di scuoterla, come il solletico scuote il corpo, e non già fortemente come la scintilla elettrica. Bensí appoco appoco può produrre nell’anima una commozione e un incendio vastissimo, ma non tutto a un colpo. Questo è piuttosto effetto della bellezza che si mostra