Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/190
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né dà negli occhi come l’affettazione, ch’é una qualità estranea alla cosa, eccetto s’ella pure fosse ricercata e affettata, nel qual caso non è piú naturalezza ma affettazione, come spessissimo nelle dette poesie: 2°, la naturalezza appena si può chiamar qualità o maniera, non essendo qualità o maniera estranea alle cose, ma la maniera di trattar le cose naturalmente, e com’elle sono, vale a dire in mille diversissime maniere, laonde le cose sono varie nella poesia, nello scrivere, in qualunque imitazione vera, come nella realtà. Applicate queste osservazioni anche alle arti, per esempio, ai paesaggi fiamminghi paragonati a quelli del Canaletto veneziano (vedi la Dionigi, Pittura de’ paesi), alle stampe di Alberto Duro, dove lo stento e l’accuratezza manifesta del taglio dà un colore uguale e monotono alla piú gran varietà di oggetti imitati nel resto eccellentemente e variatissimamente. Cosí accade che la negligenza apparente e l’abbandono, lasciando cader tutte le cose nella scrittura come cadono naturalmente (o in pittura, ec), sia certa origine di varietà, e quindi non istanchi come le altre qualità della scrittura ec., per esempio anche l’eleganza; giacché nessuna stancherà meno della disinvoltura.
* Dalle due sopraddette ragioni intendete perché la massima parte delle scritture e specialmente poesie francesi stanchino sopra modo. Il loro eterno stile di conversazione, 1° dev’essere infinitamente meno vario del naturale, come l’arte della natura; 2° dà un colore uniforme alle cose piú varie, ed un colore, ch’essendo estraneo alla cosa, risalta e stanca a brevissimo andare. Infatti osservate che le poesie francesi paiono tutte d’un pezzo per la grande monotonia, e il senso che producono è questo, d’una cosa dura dura e non pieghevole, né adattabile