Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1888

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[p. 424 modifica] lo negano, o non riconoscono per buona questa rinunzia e le protestano contro, e non vi si conformano né l’ammettono.

Come poi la lingua italiana abbia e possa avere, a differenza della francese, infinite ricchezze, che, se [p. 425 modifica]ben disusate ed antiche di fatto, non sono antiche di valore, di forma, di conio, lo verrò spiegando.

Primieramente la lingua italiana non ha mai sofferto, come la francese, una riforma, venuta da un solo fonte ed autorità, cioè da un’accademia, e riconosciuta dalla nazione, la quale la ristringesse alle sole parole comunemente usitate al tempo della riforma o che poi fossero per venire in uso, togliendole affatto la libertà di adoperare quanto di buono d’intelligibile ed inaffettato si potesse trovare nel capitale della lingua non piú solito ad usarsi ma usato dagli antichi. Della quale specie moltissimo avrebbe allora avuto la lingua francese da poter salvare. Non si è mai tolta fra noi ogni autorità agli antichi, serbandola solamente ai moderni o ristringendola