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[p. 290 modifica] che nello svegliarmi la trovo ottusissima non mi accade cosí facilmente), mi risvegliava con varie frasi di quelle lingue in mente e quasi parlando quelle lingue fra me, non ostante che nel sonno nessuna idea me le avesse richiamate. Questo pure involontariamente. E cosí si può dire di cento altre idee d’ogni sorta, che al risvegliarti si presentano spontaneamente affatto (24 luglio 1820).


*   Qualunque cosa ci richiama l’idea dell’infinito è piacevole per questo, quando anche non per altro. Cosí un filare, un viale d’alberi di cui non arriviamo a scoprire il fine. Questo effetto è come quello della grandezza, ma tanto maggiore quanto questa è determinata e quella si può considerare come una grandezza incircoscritta. Ci piacerà anche piú quel viale quanto sarà piú spazioso; piú se sarà scoperto, arieggiato e illuminato, che se sarà chiuso al di sopra o poco arieggiato ed oscuro; almeno quando l’idea di una grandezza infinita che ci deve presentare deriva da quella grandezza che cade sotto i sensi e non è opera totalmente dell’immaginazione, la quale come ho detto, si compiace alcune volte del circoscritto e di non vedere [p. 291 modifica]dere piú che tanto per potere immaginare ec (25 luglio 1820).


*   In ordine alle donne, diceva taluno, ho già perdute due virtú teologali, la fede e la speranza. Resta l’amore, cioè la terza virtú, della quale per anche non mi posso spogliare, con tutto che non creda né speri piú niente. Ma presto mi verrà fatto, e allora finalmente mi appiglierò alla contrizione (25 luglio 1820).