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290 pensieri (184-185)

*   Piú volte m’é accaduto di addormentarmi con alcuni versi o parole in bocca, ch’io avrò ripetute spesso dentro la giornata o dentro qualche ora prima del sonno, o vero coll’aria di qualche cantilena in mente; dormire pensando o sognando tutt’altro e risvegliarmi ripetendo fra me gli stessi versi o parole, o colla stess’aria nella fantasia. Pare che l’anima nell’addormentarsi deponga i suoi pensieri e immagini d’allora, come deponiamo i vestimenti, in un luogo alla mano e vicinissimo, affine di ripigliarli, subito svegliata. E questo pure senza operazione della volontà. Parimente, s’io dentro la giornata aveva letto per un certo tempo del greco o latino o francese o italiano elegante ec., quando la mia memoria era piú pronta, (perché ora (185) che nello svegliarmi la trovo ottusissima non mi accade cosí facilmente), mi risvegliava con varie frasi di quelle lingue in mente e quasi parlando quelle lingue fra me, non ostante che nel sonno nessuna idea me le avesse richiamate. Questo pure involontariamente. E cosí si può dire di cento altre idee d’ogni sorta, che al risvegliarti si presentano spontaneamente affatto (24 luglio 1820).


*   Qualunque cosa ci richiama l’idea dell’infinito è piacevole per questo, quando anche non per altro. Cosí un filare, un viale d’alberi di cui non arriviamo a scoprire il fine. Questo effetto è come quello della grandezza, ma tanto maggiore quanto questa è determinata e quella si può considerare come una grandezza incircoscritta. Ci piacerà anche piú quel viale quanto sarà piú spazioso; piú se sarà scoperto, arieggiato e illuminato, che se sarà chiuso al di sopra o poco arieggiato ed oscuro; almeno quando l’idea di una grandezza infinita che ci deve presentare deriva da quella grandezza che cade sotto i sensi e non è opera totalmente dell’immaginazione, la quale come ho detto, si compiace alcune volte del circoscritto e di non ve-