<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1844&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127145052</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1844&oldid=-20141127145052
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1844 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 399modifica] ed uniformare le nuove nomenclature d’ogni genere o perfezionarle e completarle ec. Sola l’Italia ricusa di conformarsi a questo costume; dico l’Italia [p. 400modifica]che non si sa in che consista, perché i suoi figli vi si uniformano come gli altri; ma ciò ch’essi fanno in questo particolare, non si vuol riconoscere dall’universalità della nazione (o da’ pedanti) come bene e convenientemente fatto in punto di lingua, all’opposto di ciò che accade nelle altre nazioni. Convengo che quando in luogo di una parola greca, ch’é sempre straniera per noi, si possa far uso di una parola italiana o nuova o nuovamente applicata, che perfettamente esprima la nuova cosa, questa si debba preferire a quella (purché la greca o altra qualunque non sia universalmente prevalsa in modo che sia immedesimata coll’idea e non si possa toglier quella senza distruggere o confondere o alterar questa; giacché in tal caso una diversa parola, per nazionale, espressiva, propria, esatta, precisa ch’ella fosse, non esprimerebbe mai la stessa idea, se non dopo un lungo uso ec. e fratanto non saremmo intesi). Ma fuori di