<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1674&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127121855</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1674&oldid=-20141127121855
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1674 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 302modifica] di odiarlo, di schernirlo. Anzi, se egli concepisce verun pensiero intorno agli altri, relativamente alla sua disgrazia, non se ne promette altro che compassione ed anche premura o almen desiderio di giovarlo; insomma non li considera se non come oggetti di consolazione e di speranza per lui; tanto che talvolta arriva per questa parte a godere in certo modo della sua sventura. Tale è il dettame della natura. Quanto è diverso il fatto! Anche le persone le piú sperimentate ne’ primi momenti di una disgrazia sono soggette a cadere in questo errore e in questa speranza, almeno confusa e lontana. Non par possibile all’uomo che una sventura non meritata gli debba nuocere presso i suoi simili, nell’opinione, nell’affetto ec., ma [p. 303modifica]egli tien per fermissimo tutto l’opposto; e s’egli è inesperto non si guarda di nascondere agli altri, potendo, la sua disgrazia; anzi talvolta cerca di manifestarla; laddove la principale arte di vivere consiste ordinariamente nel non confessar mai di esser