Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1548

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[p. 225 modifica] conto; che la sua morte farà detestare i suoi nemici, l’amante infedele ec. o li deluderà ec. ec. Credete voi ch’egli non tema? egli teme (sia pur leggerissimamente) che queste speranze non abbiano effetto. Io son certissimo che nessun uomo è morto in mezzo a qualche società senza queste speranze e questi timori, piú o meno sensibili; e dico morto, non solo volontariamente, ma in qualche modo. E s’egli è mai vissuto nella società ec., morendo anche nel deserto, e quivi anche di sua mano, spera (sia pur lontanissimamente) che la sua morte quando che sia verrà conosciuta ec. Vedi p. 1551. Tanto è lungi dal vero che la speranza o il desiderio possano mai abbandonare un essere che non esiste se non per amarsi e procurare il suo bene e se non quanto si ama (22 agosto 1821). [p. 226 modifica]


*    Alla p. 1449. Vero è per altro che né l’immaginazione de’ vecchi sarà mai cosí feconda né forte ec. come quella de’ giovani, né quella de’ moderni come quella degli antichi, né la comandata come la spontanea. E quindi la poesia de’ moderni cederà sempre all’antica quanto all’immaginazione. E si può ben comandare a questa e renderla a viva forza anche piú feconda e piú gagliarda dell’antica, ma non si riuscirà mai in questo modo a dare a’ suoi parti quella bellezza, quella grazia, quella vita che