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226 | pensieri | (1548-1549-1550) |
* Alla p. 1449. Vero è per altro che né l’immaginazione de’ vecchi sarà mai cosí feconda né forte ec. come quella de’ giovani, né quella de’ moderni come quella degli antichi, né la comandata come la spontanea. E quindi la poesia de’ moderni cederà sempre all’antica quanto all’immaginazione. E si può ben comandare a questa e renderla a viva forza anche piú feconda e piú gagliarda dell’antica, ma non si riuscirà mai in questo modo a dare a’ suoi parti quella bellezza, quella grazia, quella vita che (1549) non ponno avere se non le sue produzioni spontanee. Saranno anche piú energici, e non per tanto meno vivi e men belli, anzi tanto meno quanto piú energici, derivando quest’energia dalla forzatura e dalla tortura a cui si mette la fantasia, per cavarne cose che facciano grand’effetto e spirino originalità ec. Tali sono ordinariamente i parti delle fantasie settentrionali, parti la cui straordinaria forza non è vitale, ma come quella che si acquista coll’acqua vite, e benché piú forti assai delle invenzioni greche, sono ben lungi dall’averla vita e la sana complessione di queste.
Bisogna però convenire che l’uomo moderno, cosí tosto com’é pienamente disingannato, non solo può meglio comandare all’immaginazione che al sentimento, il che avviene in ogni caso, ma anche è meglio atto a immaginare che a sentire. Quando gli uomini sono ben conosciuti, non è piú possibile sentir niente per loro; ogni moto del cuore è languido, e oltracciò s’estingue appena nato. L’affetto è incompatibile colla conoscenza della malvagità dell’uomo e della nullità (1550) delle cose umane. L’uomo disingannato non ha piú cuore, perché i sentimenti ancorché destati da tutt’altro, hanno sempre relazione o vicina o lontana co’ nostri simili. E come può l’uomo riscaldarsi per cose di cui conosce o la perversità o la total vanità? Sparito dagli occhi umani quel mondo umano dove solo si poteva esercitare il suo cuore, sparita l’idea della