Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1487

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[p. 189 modifica] distinte di significato, sieno passate nella lingua italiana, ma in modo che in vece di trentamila cose ne significhino solo diecimila: tre parole per significato. Che giova all’italiano il poter dire quelle diecimila cose ciascuna in tre modi, se quelle altre ventimila che i latini significavano distintamente egli non le può significare o solo confusamente? Questa è povertà, non ricchezza. Non è ricco quegli il cui podere abbonda di vigna e di frutta e manca di grano, né quegli che abbonda del superfluo e manca del necessario.


*    Quindi potremo spiegare un fenomeno intorno alla ricchezza delle lingue antiche, che non mi pare né abbastanza osservato né dilucidato. Le lingue si accrescono col progresso delle cognizioni e dello spirito umano. Il numero delle parole di senso certo, dicono i filosofi, determina il numero delle idee chiare di una nazione (SULZER). Viceversa dunque potremmo dire delle idee chiare, le quali non sono quasi mai tali se non hanno la parola corrispondente. Ora