[p. 175 modifica] somiglia o piace a lui è dunque assolutamente, primordialmente, universalmente e necessariamente buono, e viceversa. Benissimo; altra ragione infatti che questa non vi può essere del buono ec. assoluto; e, come ho detto altrove, tolte le idee di Platone l’assoluto si perde. Ma qual ragione ha questo tipo di esser tale quale noi ce lo figuriamo, e non diverso? Come sappiamo noi che gli appartengono quelle qualità che noi gli ascriviamo? Elle son buone, e la necessità è la ragione per cui gli appartengono e per cui egli esiste in quel tal modo e non altrimenti. Ma son elle buone necessariamente? son elle buone assolutamente? primordialmente? universalmente? Che ragione abbiamo per crederlo, quando, come vengo dal dire, non ne troviamo nessuna in questo mondo, vale a dire in quanto possiamo conoscere; anzi quando la osservazione depone in contrario quaggiú stesso, benché dentro un medesimo ordine di cose? La ragione che abbiamo è Dio. Dunque noi proviamo l’idea dell’assoluto coll’idea di Dio e l’idea di Dio coll’idea dell’assoluto. Iddio è l’unica prova delle nostre idee e le nostre idee l’unica prova di Dio.