<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1462&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20131206181412</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1462&oldid=-20131206181412
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1462 Giacomo LeopardiXIX secoloZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 174modifica] non troviamo nell’ordine di questo mondo alcuna ragione perché una cosa che giova a me, anche grandemente, e nuoce ad altri, anche leggermente, non si possa fare e sia colpa; perché un atto segreto che non giova né a me né ad altri e non nuoce a veruno, e non ha spettatori, possa essere virtuoso o vizioso; perché, per esempio, una bugia che non nuoce ad alcuno, e neppur dà mal esempio perché non è conosciuta, una bugia che giovi sommamente ad altri o a me stesso, senza nuocere ad alcuno, sia male e colpa. Le ragioni di tutto ciò noi siamo costretti a riporle in un Essere dove personifichiamo il bene, la virtú, la verità, la giustizia ec., facendolo assolutamente, e per assoluta necessità, buono; che se cosí non facessimo, neppure in lui avremmo trovato il confine delle cose e la ragione per cui questo o quello sia assolutamente buono o cattivo. Noi consideriamo dunque detto Essere come un tipo, a norma del quale convenga giudicare della bontà o bellezza ec., [p. 175modifica]della bruttezza o malvagità delle cose (ed ecco le ιδέαι di Platone). Quello che