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(1462-1463-1464) pensieri 175

della bruttezza o malvagità delle cose (ed ecco le ιδέαι di Platone). Quello che  (1463) somiglia o piace a lui è dunque assolutamente, primordialmente, universalmente e necessariamente buono, e viceversa. Benissimo; altra ragione infatti che questa non vi può essere del buono ec. assoluto; e, come ho detto altrove, tolte le idee di Platone l’assoluto si perde. Ma qual ragione ha questo tipo di esser tale quale noi ce lo figuriamo, e non diverso? Come sappiamo noi che gli appartengono quelle qualità che noi gli ascriviamo? Elle son buone, e la necessità è la ragione per cui gli appartengono e per cui egli esiste in quel tal modo e non altrimenti. Ma son elle buone necessariamente? son elle buone assolutamente? primordialmente? universalmente? Che ragione abbiamo per crederlo, quando, come vengo dal dire, non ne troviamo nessuna in questo mondo, vale a dire in quanto possiamo conoscere; anzi quando la osservazione depone in contrario quaggiú stesso, benché dentro un medesimo ordine di cose? La ragione che abbiamo è Dio. Dunque noi proviamo l’idea dell’assoluto coll’idea di Dio e l’idea di Dio coll’idea dell’assoluto. Iddio è l’unica prova delle nostre idee e le nostre idee l’unica prova di Dio.  (1464) Da tutto ciò si conferma ciò che ho detto altrove, che il primo principio delle cose è il nulla (7 agosto 1821).


*    L’animo umano è cosí fatto ch’egli prova molto maggior soddisfazione di un piacer piccolo, di un’idea, di una sensazione piccola, ma di cui non conosca i limiti, che di una grande, di cui veda o senta i confini. La speranza di un piccolo bene è un piacere assolutamente maggiore del possesso di un bene grande già provato (perché, se non è ancora provato, sta sempre nella categoria della speranza). La scienza distrugge i principali piaceri dell’animo nostro perché determina le cose e ce ne mostra i confini, benché in moltissime cose abbia materialmente ingrandito d’as-