<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1457&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20131206181237</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1457&oldid=-20131206181237
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1457 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 171modifica] l’autorità de’ secoli in loro favore. Anzi quelle stesse locuzioni, metafore, ec. ec., che trovate in un autore accreditato ci daranno sapor di eleganza, trovate in autore non accreditato ci daranno sapor di rozzezza, d’ignoranza, di ardire irragionevole, di sproposito, di temerità ec., se non ci ricorderemo che quelle hanno per se l’autorità di uno scrittore stimato. E ricordandocene in quel momento, o anche dopo pronunziato il giudizio della mente, lo muteremo subito, e troveremo effettivo gusto in quello che ci aveva dato effettivo disgusto. Il qual effetto è frequentissimo negli studi di letteratura, e può stendersi a considerazioni di molti generi, intorno al piacere che deriva dall’imitazione del buono e classico, e bene spesso dalla sua contraffazione. Piacere non naturale né assoluto, ma secondario e fattizio, e pur vero piacere; anzi tanto vero che la lettura dei classici, secondo me, non ha potuto mai dare agli antichi quel piacere [p. 172modifica]che dà a noi, e parimente i classici