<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1416&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20131216185537</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1416&oldid=-20131216185537
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1416 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 147modifica] quindi o grazia o bellezza) mille cose che a noi italiani (se conserviamo il gusto italiano, o l’antico) e anche agli altri, paiono o affettate o certo ricercate, artifiziate, studiate; o finalmente assai meno vicine alla natura di quello che paiono ai francesi, e quindi vi sentiamo assai meno grazia e bellezza, o nessuna, o anche bruttezza; ovvero le riponiamo nel numero delle bellezze d’artifizio ec. Esempi, La Fontaine, modello di semplicità per li francesi, Fénelon di grazia, Bossuet di sublimità ec. Ma i francesi tanto lontani dalla natura sono colpiti da quello che n’é piú vicino, benché riguardo al nostro stato ne sia per anche troppo lontano. Viceversa quello che a noi italiani par semplice, naturale, bello, grazioso, ai francesi pare cosí eccessivamente semplice, che non par loro naturale (giudicando, come sempre accade, della natura, dalla condizione in cui essi si trovano), né vi sentono grazia o bellezza, ma viltà, bassezza e deformità. Ed è cosa ordinarissima e frequentissima che la grazia, [p. 148modifica]la semplicità, la naturalezza