Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1375

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[p. 122 modifica] tutta sulle dita, lascia molto piú a desiderare, benché non volendo e benché capacissima di chiarezza nelle altre cose. E quindi è giornaliero il lagnarsi della oscurità con cui ragionano delle loro discipline ec. quelli che le professano. Il che si può considerare anche sotto questo aspetto.

Coloro che non fanno professione o non sono pienamente pratici e versati in qualche facoltà, credono obbligo loro e si propongono, nel trattarla, di parlare o scrivere a tutti. Ma quelli che le professano, intendono, anche senza determinata volontà, di parlarne o scriverne ai professori. Il che, se può comportarsi in altre scienze o discipline, non deve aver luogo nella filosofia morale o metafisica ec. e in tutte quelle cognizioni che, benché astratte o sottili ec., devono però esser trattate non per una particolar classe di persone, ma per tutti, anzi piú per quelli che le ignorano o poco le conoscono che per li periti.

È anche cosa osservabile che dei maestri, i quali non siano assolutamente insigni in una facoltà, spesso sono adattati a insegnarla e riescono a darla bene ad intendere, purché