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122 | pensieri | (1374-1375-1376) |
l’esempio ne’ discorsi delle persone cólte, illuminate e ben capaci di esprimersi. Ponete due persone di questo genere, e vedrete ordinariamente che quella la quale possiede quella materia alquanto meno, spiega perfettamente le sue idee e le rischiara molto negli altri; quella che l’ha (1375) tutta sulle dita, lascia molto piú a desiderare, benché non volendo e benché capacissima di chiarezza nelle altre cose. E quindi è giornaliero il lagnarsi della oscurità con cui ragionano delle loro discipline ec. quelli che le professano. Il che si può considerare anche sotto questo aspetto.
Coloro che non fanno professione o non sono pienamente pratici e versati in qualche facoltà, credono obbligo loro e si propongono, nel trattarla, di parlare o scrivere a tutti. Ma quelli che le professano, intendono, anche senza determinata volontà, di parlarne o scriverne ai professori. Il che, se può comportarsi in altre scienze o discipline, non deve aver luogo nella filosofia morale o metafisica ec. e in tutte quelle cognizioni che, benché astratte o sottili ec., devono però esser trattate non per una particolar classe di persone, ma per tutti, anzi piú per quelli che le ignorano o poco le conoscono che per li periti.
È anche cosa osservabile che dei maestri, i quali non siano assolutamente insigni in una facoltà, spesso sono adattati a insegnarla e riescono a darla bene ad intendere, purché (1376) abbiano le altre qualità necessarie o proprie del bene insegnare e indipendenti dalla cognizione della materia. Ma quegli uomini che si distinguono in questa cognizione di rado assai troverannosi adattati a insegnarla, e gli scolari partiranno dalla scuola dell’uomo il piú dotto senz’aver nulla partecipato alla sua dottrina, eccetto il caso (raro) ch’egli abbia quella forza d’immaginazione e quel giudizio che lo fa astrarre interamente dal suo proprio stato per mettersi ne’ piedi de’ suoi discepoli,