Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1310
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altri, allora quel poco che voi potrete accidentalmente osservare delle forme comuni, benché in grosso e non minutamente, potrà bastare a farvi accorgere della vostra deformità, perché la differenza essendo grande sarà facilmente notabile, e vi daranno anche nell’occhio quelle parti in altrui, piú di quello che farebbero in altro caso, e cosí l’assuefazione che formerete contrasterà con quello che vedete in voi stesso. Vi accorgerete però di essa deformità molto piú difficilmente, e la sentirete assai meno di quello che fareste in un altro. Cosí accade di molto maggiori deformità o nostre proprie o di persone con cui conviviamo ec., e vedi la p. 1212, capoverso 2.
Queste osservazioni sono menome. Ma non altrimenti il filosofo arriva alle grandi verità che sviluppando, indagando, svelando, considerando, notando le menome cose e risolvendo le stesse cose grandi nelle loro menome parti. Ed io da un lato non credo che forse si possa addurre prova piú certa di queste osservazioni, per dimostrare come il giudizio, il senso, l’idea della bellezza o bruttezza delle forme degli stessi nostri simili (giudizio e senso influito dalla natura universale piú che qualunque altro) dipende dall’assuefazione ed osservazione, ed, eccetto in certe inclinazioni naturali, non ha assolutamente altra ragione, altra regola, altro esemplare.