Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1279
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non si pronunzia in esso alfabeto né in essa lingua, se non come i semplice. Cosí pure nello spagnuolo e nel francese, quando non è trasformato in i anche nella scrittura, come sempre lo è nella nostra lingua. E notate che in dette due lingue l’y si pronunzia i anche in parole e nomi propri ec. non derivati dal latino o che in latino non avevano detta lettera o anche avevano l’i in sua vece. E l’y e l’i si scambiano a ogni tratto nella scrittura spagnuola e francese, massime in quelle non affatto moderne, giacché oggi l’ortografia è piú determinata (i francesi scrivono Sylvain pronunziando Silvain. Vedi anche il dizionario spagnuolo in Syl). Notate ancora che i francesi conservano l’u gallico, e pure pronunziano l’y per i. Dal che apparisce che questa lettera grecolatina perdé affatto e universalmente il suo primo suono e cangiossi in i, come l’υ presso i greci. Ed è naturale l’affinità scambievole dell’i e dell’u, le piú esili delle nostre vocali. Vedi p. 2152, fine. Infatti il suono della u francese o Lombarda (il Forcellini la chiama bergamasca) partecipa della i come della u. E quegli stessi greci che pronunziavano il loro υ come i francesi la u, lo consideravano come una i piuttosto che come una u, voglio dire come una specie o inflessione ec. della i; giacché nel loro alfabeto lo chiamavano ὑψιλὸν (come noi diciamo pure alla greca ipsilon), cioè υ tenue. Ora questo aggiunto di tenue non gli è dato ad altro oggetto che di distinzione, come l’ε si chiama parimente ἐψιλὸν per distinguerlo dall’ἧτα. Ma i greci non hanno nel loro alfabeto altra u da cui bisognasse distinguere questo υ; bensí hanno un’altra i cioè l’ἰῶτα.
Da hulh dunque pronunziato alla francese, e doppiamente aspirato, ovvero da hilh, fecesi hulf o hilf all’eolica, il che in latino (e in molte altre lingue per la somiglianza delle labiali f e v) pronunziossi, come abbiamo veduto, o da principio