Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1264
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un segno solo, priva di regole e d’ogni barlume di grammatica ec. e verisimilissimamente non applicata ancora in nessun modo alla scrittura (se mai fosse già stata in uso la cosí detta scrittura geroglifica o le antecedenti, queste, non rappresentando la parola ma la cosa, non hanno a far colla lingua e sono un altro ordine di segni, anteriore forse alla stessa favella; certo, secondo me, anteriore a qualunque favella alquanto formata e maturata). Né dee far maraviglia che la grand’opera della lingua, opera che fa stordire il filosofo che vi pensa, e molto piú del rappresentare le parole e ciascun suono di ciascuna parola, chiamato lettera, mediante la scrittura, e ridurre tutti i suoni umani a un ristrettissimo numero di segni detto alfabeto, alfabeto, abbia fatto lentissimi progressi e non prima di lunghissima serie di secoli abbia potuto giungere a una certa maturità; non ostante che l’uomo fosse già da gran tempo ridotto allo stato sociale. Quanto all’alfabeto o scrittura, par certo ch’egli fosse ben posteriore alla dispersione del genere umano, sapendosi che molte nazioni già formate presero il loro alfabeto da altre straniere, come i greci dai fenici, i latini ec. Dunque non era noto prima ch’elle si disperdessero e dividessero, giacch’elle da principio non ebbero alcun alfabeto. E i fenici l’ebbero pel loro gran commercio ec. Dunque, esistendo il commercio, le nazioni erano, e da gran tempo, divise.
Diffondendosi dunque pel globo il genere umano, e portando con se per ogni parte quelle scarsissime e debolissime convenzioni di suono significante che formavano allora la lingua, si venne stabilendo nelle diverse parti, e la società cominciò lentissimamente a crescere e camminare verso la perfezione. Primo e necessario mezzo per l’una parte e per l’altra effetto di questa è la sufficienza e l’organizzazione della favella. Venne dunque lentamente