Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1180

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[p. 464 modifica] dove l’arte di leggere e scrivere è sí difficile), conservano molto piú facilmente le loro forme essenziali e la loro significazione, di quello che facciano le parole che sono nell’uso quotidiano e universale degl’idioti e de’ cólti, della gente d’ogni costume, d’ogni opinione, d’ogni naturale, d’ogni mestiere, d’ogni vita e accidenti di vita (a questo proposito ecco un passo di Voltaire portato dal Monti, Proposta ec., vol. II, par. 1, p. 159: Quasi tutti i vocaboli che frequentemente cadono nel linguaggio della conversazione, ricevono molte digradazioni, lo svolgimento delle quali è difficile; il che ne’ vocaboli tecnici non accade, perché piú preciso e meno arbitrario è il loro significato.) E lo vediamo pur nel latino; perduta la lingua e conservati i caratteri, quanto alle forme essenziali e al valore. Cosí nel greco ec. Ora, nella China, conservato l’uso, la forma e il significato de’ caratteri antichi, è conservata la piena intelligenza delle antiche scritture, quando anche oggi si leggessero con parole e in [p. 465 modifica]una lingua tutta diversa da quella in cui gli antichi chinesi le leggevano (17 giugno 1821).


*    Dell’antico significato di fabula, onde favella, e di μὺθος, vedi le note Variorum al I libro di Fedro, prologo, verso ultimo (18 giugno 1821).


*    Noi diciamo fuso, sostantivo mascolino singolare, e fusa, plurale femminino, secondo la proprietà della lingua nostra di dare a parecchie voci nel plurale la desinenza del neutro plurale latino, del che vedi il Ciampi, De usu linguae italicae saltem a saeculo sexto, dove mostra come molti di questi nostri plurali femminini in a derivino da un latino popolare