Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1020

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[p. 344 modifica] è unica; stante la sua copia, la sua ricchezza, la sua varietà; stante la sua libertà singolare fra tutte le lingue cólte, come ho detto altrove, e inerente al suo carattere; stante la sua arrendevolezza, la quale produce l’arrendevolezza del gusto e della facoltà conoscitiva rispetto a quanto appartiene alle altre lingue, mentre l’arrendevolezza della propria lingua viene ad essere l’arrendevolezza e adattabilità dell’istrumento che serve a conoscere e gustare le altre lingue. E ciò tanto piú si deve dire degl’italiani rispetto alle lingue antiche, massime la latina e la greca, sí per la conformità d’indole ec. che hanno colla nostra, sí ancora perché precisamente le dette qualità sono comuni a queste lingue, e generalmente alle antiche cólte, colla nostra (7 maggio 1821).


*    Alla p. 1013, fine, si potrebbe dire che anche la lingua greca pativa lo stesso inconveniente, e ancor peggio, stante la moltiplicità de’ suoi dialetti. Ma ne’ dialetti era divisa anche la lingua latina, come tutte le lingue, massimamente molto estese e divulgate e, molto piú, diffuse, come la latina, fra tanta diversità di nazioni e di lingue. Il che apparisce non tanto dalla patavinità rimproverata a Livio (dalla quale sebbene altri lo difendono, pure apparisce che [p. 345 modifica]questa differenza di linguaggio o dialetto, se non in lui, certo però esisteva); non tanto dalle diverse maniere e idiotismi degli scrittori latini di diverse nazioni e parti (vedi Fabricius,