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Mezzenotti

XXXVIII.
SPES UNICA

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XXXVIII.


SPES UNICA




Tandis que, la tête inclinée,
Nous nous perdons en tristes vœux,
Le souffle de la destinée
Frissonne à travers nos cheveux.
V. Hugo.


Vorrei farmi carnefice,
     Vorrei farmi becchino
     Per lacerarti, o secolo,
     Quel manto d’arlecchino;
     5E sul tuo muto Golgota
     Cacciarti col tuo Dio,
     E imprecarti l’oblìo
     Dei posteri e del sol.

Tu che inceppasti il fulmine;
     10Prosa lanciando in cielo,
     Sicchè alle stelle vergini
     Hai lacerato il velo,

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     Tu che, buffon, le numeri,
     E batti la misura,
     15Mentre per l’aria pura
     Movono a danza il vol,

Ov’è il tuo cielo? il Satana
     Ov’è per cui bestemmi?
     Qual raggio il folto illumina
     20Bosco de’ tuoi dilemmi?
     E le tue muse?... attendono
     Forse, per ricantare,
     Che poggi il mobiliare
     A una cima immortal?

25Tuo forse è il Dio cui volano
     Il paternostro e l’ave,
     Culle derise e sucide
     Di coscïenze ignave?
     Tra i fili del telegrafo,
     30Col fischio del vapore,
     Ti sparvero dal cuore
     L’ostia e il confessional!

Bella commedia!... e trassero
     In clinica Maria,
     35E alle genti bandirono,
     Dogmatica utopsia,
     — Olà, madama è vergine! ―
     Essi l’avean violata,
     E la folla beata
     40Osanna al ciel mugghiò.

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Tu, tu, fatal pontefice,
     Vecchio dal cor di bronzo,
     Tu, mitrata putredine,
     Sognante un’orbe gonzo,
     45Tu i vivi agghiacci, e i posteri
     Travolgi a ignoto abisso:
     Brandisti il crocefisso
     E la fede crollò.

— O musa! a questo pallido
     50Tuo giovane poeta,
     O eterna dea, tu mormori
     Il nome della meta;
     Tu di Corani e Bibbie
     Sdegni la inutil scola,
     55Tu parli la parola
     Del bello e dell’amor.

Ma vedi? è solitaria,
     Vana la nostra gioia,
     Il nostro salmo il secolo
     60Delle macchine annoia;
     Cantiamo in ritmo algebrico
     Del Cenisio le porte,
     Cantiamo: o Roma o morte!
     Tribuni o senator...

65Forse se ha senso pratico
     O di attualità,
     Forse se, posto in musica,
     Al volgo piacerà,

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     Le vecchie note, o vegine,
     70Le troveranno ammodo,
     E ci diran sul sodo:
     — Bene, bene davver! —

Al di là dei comignoli
     Se tentiam batter l’ali,
     75Potrem fra noi benissimo
     Dichiararci immortali,
     Ma ricontando cedole
     E buoni del Tesoro,
     Brontoleran fra loro:
     80— È linguaggio stranier! —

Musa! le notti volano
     Quando vieni in famiglia;
     Già la lucerna è pallida
     E la città sbadiglia...
     85Io stanco sono... oh il fulgido
     Sole che spunta adesso,
     Quello è sempre lo stesso
     Da quando in cielo entrò!

E a noi mutar coi secoli
     90È legge e forma e ingegno;
     Or giganti magnanimi,
     Or fantocci di legno;
     Poc’anzi io stesso un angelo,
     Presto un verme dormente,
     95Una preda del niente,
     Un uom che vaneggiò!

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Bando al livor... crisalide
     Forse è la nostra etade:
     Già crolla il seggio ai despoti,
     100E la maschera cade;
     Già all’orizzonte tremola
     Forse la grande aurora...
     Dalla profonda gora
     La farfalla uscirà!

105Musa, quel dì la lapide
     Peserà sul poeta:
     Ma tu, prona al mio tumulo,
     Di serti e incensi lieta,
     — «Nei mesti giorni un tenero
     110Amante ei fu!» — dirai,
     E l’orgoglio il mio scheletro
     A ritentar verrà!