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316 pensieri (3942-3943)

nevicare, quasi nivicare, come da vello vellico ec. frequentativi, di cui vedi la p. 2996, margine: e vedi il glossario se vuoi (6 decembre 1823).


*    Alla p. 3275, margine. Anzi molti di questi amano piú di aver de’ nemici che degli amici, son piú contenti di essere odiati che amati, e si attaccano volentieri con chicchessia, non per sensibilità, neanche per misantropia, per l’odio naturale verso gli altri ec., ma perché il loro stato naturale è lo stato di guerra, ed amano piú di combattere che di stare in pace e posarsi, e piú la vita inquieta, che la tranquilla. E ciò semplicissimamente, senza malignità, senza carattere, né passioni nere e odiose. Infatti essi sono apertissimi, sincerissimi, compassionevolissimi, e beneficano piú degli altri, ma le stesse persone che essi compatiscono o beneficano amerebbero piú  (3943) di averle a combattere e di esserne odiati. E similmente cogli altri uomini, i quali hanno piú caro di averli contrarii che affezionati o indifferenti, e però tuttogiorno, senza passione alcuna, o ben leggera, e sopra menomissime bagattelle, gli stuzzicano e provocano ed offendono o con parole o con fatti, per avere il piacer di combatterli e di stare in guerra. E come ciascuno s’immagina ordinariamente quello che piú desidera, cosí essi ordinariamente si compiacciono in pensare che gli altri vogliano loro male, e in torcere ogni menoma azione e parola altrui verso loro a cattiva intenzione ed ostile, e pigliano occasione da tutto di entrare in lizza con chicchessia, anche coi piú familiari, intrinseci compagni ed amici. Torno a dire che tuttociò è con grandissima semplicità ed anche nobiltà, o certo non doppiezza e non viltà di carattere; senza umor tetro e malinconico (anzi questi tali sono per l’ordinario allegrissimi o tirano all’allegria), senza carattere atrabilare, né quella che si chiama δυσκολία e morositas, carattere acre ec., indole e costume