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(3870-3871-3872) | pensieri | 251 |
ralmente forse sarà creduto essere il suo originale, o una diversa forma di questo verbo. Per esempio, fluesco parrà venir da fluo. Ma la desinenza in esco e non in isco (se già non fosse una variazione (3871) di pronunzia al contrario di callisco, ch’é per callesco, variazione che potrebbe anche avere avuto luogo in vivesco per vivisco, ovvero un error di codici, come è creduto da alcuni quello di scriver vivesco) dimostra un flueo-etum, cioè un verbo diverso da fluo d’altro significato ec., ovvero un’altra forma dello stesso fluo, al qual proposito vedi la p. 3868-9. E vedilo ancora per tonesco, se questo non è errore o varietà di pronunzia per tonisco da tonitum di tono is o di tono as ui.
Io dico che i verbi in sco regolarmente debbono avere, ed anticamente ebbero, il supino in ĭtum e il perfetto in sci. Che regolarmente non possano avere se non questi perfetti e supini, è chiaro. Che anticamente l’avessero infatti, sebben questo non è necessario, e la prima proposizione può stare senza questa seconda, e ben poterono i verbi in sco, tutti o alcuni, esser difettivi anche anticamente, pure almen quanto ad alcuni si è già dimostrato altrove per quel che tocca al supino. Per ciò che spetta al perfetto gli esempi di fatto ne son piú rari. Vero è che i supini dimostrano i perfetti, secondo il detto altrove della formazion di quelli da questi. Ma eziandio un effettivo perfetto in sci vedilo in Callisco appo il Forcellini (12 novembre 1823).
* Alla p. 3702. Ben è consentaneo che da un tema in eo venisse un supino in etum, conservandosi l’e caratteristica della coniugazione, come s’é detto, p. 3699 fine, circa il perfetto in ei ed evi. E tanto piú è consentaneo che il proprio supino della seconda sia in etum, e questo lungo, quanto che il suo proprio perfetto è in ei o evi; atteso (3872) che i supini si formano dai perfetti, come altrove dimo-