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132 | pensieri | (3722-3723-3724) |
pare che desperatus sia qui desperavit.1) (18 ottobre 1823).
* Radice monosillaba di dico. Carisio e il Vossio credono che il genitivo dicis non venga da δίκη, ma da un dix, e spetti a dico ec. (3723) Probabilmente essi vorranno che dix venga da dico, ma sarebbe il contrario, come nella teoria de’ continuativi s’è detto di lex, rex ec. Aggiungi grex monosillabo, significante un’idea primitivissima, e radice di piú voci semplici e composte, come congregare ec. Simile dicasi di nubs. Vedi Forcellini (18 ottobre 1823).
* Alla p. 3717. Quest’osservazione circa il trovarsi costantemente o quasi costantemente il supino in ĭtum ne’ verbi della prima e della seconda ch’hanno il perfetto in ui, ancorché e quel supino e quel perfetto ne’ verbi della prima senza controversia, e ne’ verbi della seconda giusta le nostre osservazioni, sieno anomali ec.; par che dimostri una corrispondenza, una dipendenza che passasse nella lingua latina fra il perfetto e il supino (come fra il perfetto e i tempi che è già noto formarsi da questo, fra’ quali niuno, ch’io sappia, ha mai ancora contato il supino); e che la formazione del supino seguisse e fosse determinata e modificata dalla forma del perfetto e che in somma anche il supino nascesse in qualche modo dal perfetto, come assolutamente in tutto e senza controversia ne nasce il piú che perfetto, il futuro dell’ottativo ec. ec. Questo sospetto si potrebbe anche, (3724) cred’io, confermare con molte altre osservazioni. Per esempio, juvo as fa il perfetto iuvi contratto
- ↑ Certus: qui crevit. Certa mori: quae crevit, cioè decrevit, mori, senso attivo, anzi in certo modo transitivo ec. E qui e in simili moltissimi casi certus è adoperato in senso di participio, non di aggettivo, come in altri molti casi, massime quando si dice di cose. Ma quando di persone dubito ch’e’ sia mai altro che participio, onde anche certior può forse fare al caso nostro ec. ec.