Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/167

162 pensieri (3768-3769-3770)

vili sono sempre stati i piú crudeli proporzionatamente alle varie qualità ed al vario spirito de’ tempi a cui sono vissuti o vivono, e alle varie circostanze in cui si sono rispettivamente trovati o trovansi, e secondo le varie epoche e vicende della vita di ciascheduno ec. (24 ottobre 1823).


*    Alla p. 3616, fine. Un’altra osservazione confermante il mio parere, che l’Iliade se cede agli altri poemi in qualche cosa, ciò possa essere ne’ dettagli, ma tutti li vinca nell’insieme e nella tessitura medesima e disposizione e condotta, non che nell’invenzione (al contrario del comun giudizio), si è che nell’Iliade l’interesse cresce sempre di mano in mano, sin che nell’ultimo arriva al piú alto punto. Laddove nella Gerusalemme egli  (3769) è, si può dire, onninamente stazionario; nell’Eneide assolutamente retrogrado dal settimo libro in poi, e cosí nellOdissea: errore e difetto sommo ed essenzialissimo e contrario ad ogni arte. Nella Lusiade nol saprei ora dire, né nella Enriade, dove però l’interesse non può essere né stazionario né retrogrado né crescente, essendo affatto nullo, almeno per tutti gli altri fuor de’ francesi. Puoi vedere a proposito del crescente interesse l’Elogio di Voltaire, nelle opere di Federico II, 1790, tome VII, p. 75.

Ho detto in questo discorso come sia necessario che il soggetto dell’epopea sia nazionale, e come dannoso sarebbe ch’ei fosse universale ec. (se non nel modo usato dal Tasso ec.). Ma per altra parte la nazionalità del soggetto limita, quanto a se, l’interesse e il grand’effetto del poema, a una sola nazione. Non v’è altro modo di ovviare a questo gran male (il qual fa ancora che i posteri, dopo le tante mutazioni politiche che cagiona il tempo, distruttore o cangiatore delle nazioni, o de’ loro nomi, ch’è tutt’uno,  (3770) e loro carattere nazionale ec., non considerino piú quegli antichi, né possano considerarli, come lor nazionali, e