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110 | pensieri | (3689-3690) |
ma per uso latino (e secondo la ragion latina di formazione e significato ec.), concordevole in questa parte quanto al materiale della formazione o della forma col greco, che ebbe pur νοΐσκω e νώσκω, onde γινώσκω e γιγνώσκω, che suonano lo stesso di nosco. Ma concordevole per pura combinazione particolare, anzi singolare forse. Vedi p. 3826.
Io credo certo che tutti questi tali verbi (3689) sieno originariamente fatti da altri verbi ignoti, come vivesco dal noto vivo,1) hisco dal noto hio, e altri tali di questa desinenza in sco. E lo credo perché, come vivesco significa divenir vivo, cioè divenir quello che dal verbo vivo è significato essere, cioè esser vivo, e come hisco significa aprirsi, cioè divenire aperto, mentre hio significa essere o stare aperto ec.; cosí tutti i detti verbi nosco, nascor, adipiscor, suesco, adolesco, cresco ec., di cui non si conoscono gli originali, significano però divenire, incominciare a essere o a fare quella tal cosa o azione, venir essendo o soffrendo ec.,2) che è proprietà del significato de’ verbi latini in sco. E stimo che dovessero avervi per tutti questi, altrettanti verbi originali che significassero il pieno essere quella tal cosa, il pieno fare o patire quella tale azione o passione. Come vivo rispetto a vivesco, hio rispetto ad hisco, ed altri tali non pochi. Cosí augesco rispetto ad augeo neutro (vedi Forcellini in Augeo, sulla fine). Cosí scisco da scio, è propriamente (3690) divenire sciens, cioè quasi imparare, intendere, conscius, certior fieri, divenire, esser fatto consapevole, e quel che i latini dicono discere, il qual verbo (che manca del supino) spetta pure a questa categoria. E poiché i perfetti e supini di tali verbi (se e’ gli hanno) non sono regolari, io credo che ciò sia perché questi non son loro, ma di altri verbi originali, ne’ quali essi