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82 | pensieri | (2926-2927-2928) |
antichi scrittori e del volgar fiorentino o toscano di usar male in tutti i generi e numeri in vece dell’aggettivo malo (9 luglio 1823).
* Savamo, savate de’ nostri antichi, per eravamo eravate, sarebbero elle persone di un imperfetto piú regolare, piú antico e piú vero di sum, sumus, sunt, che non è l’usitato eram fatto forse da un altro tema; persone, dico, di un imperfetto sabam, era, conservato nel volgar latino fino ai primi tempi del nostro? (9 luglio 1823).
* Alla p. 2753. Ella è anche cosa certissima che, in parità di circostanze, l’uomo ed anche il giovane, (2927) e altresí il giovane sventurato, è meno scontento dell’esser suo, della sua condizione, della sua fortuna durante l’inverno che durante la state; meno impaziente dell’uniformità e della noia, meno impaziente delle sventure, meno renitente alla sorte e alla necessità, piú rassegnato, meno gravato della vita, piú sofferente dell’esistenza, e quasi riconciliato talvolta con esso lei, quasi lieto; meno incapace di concepire come si possa vivere e di trovare il modo di passare i suoi giorni: o almeno tutte queste disposizioni sono in lui piú frequenti o piú durevoli nell’inverno che nella state; e spesso abituali in quella stagione, laddove in questa non altro mai che attuali. Ed anche il giovane abitualmente disperato di se e della vita si riposa della sua disperazione durante l’inverno, non che egli speri piú in questo tempo che negli altri, ma non prova o prova meno efficace il senso di quella disperazione che radicalmente non può abbandonarlo. Cioè intermette (2928) di desiderare o desidera meno vivamente quelle cose ch’egli è al tutto e abitualmente e per sempre disperato di conseguire. Tutto ciò perché gli