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fa di se stesso, quasi un sacrifizio che l’uomo fa del suo proprio egoismo. Or questo è fatto per egoismo, niente meno che il sacrifizio della roba, de’ piaceri, della vita medesima, che l’uomo fa talvolta, non da altro mosso che dall’amor proprio, cioè dal piacere ch’ei trova in far quella tale azione. Cosí l’egoismo giunge fino a sacrificar se stesso a se stesso: tanto è l’amor ch’ei si porta, ch’ei si fa volontaria vittima di se medesimo: tanto egli è pieghevole e vario, e capace di tanti  (3169) e sí strani e sí diversi travestimenti, che per suo proprio amore ei cessa anche di esser egoismo, e quando voi lo vedete sacrificar se medesimo, egli è allora il piú raffinato egoismo che si trovi, il piú efficace e potente e imperioso, il piú intimo e il piú grande, perocch’egli è maggiore negli animi in proporzione ch’ei sono piú vivi, delicati e sensibili (come altrove piú volte ho detto), quale è necessario che sia in sommo grado chi può veramente di sua propria volontà e scelta sacrificar se medesimo (12 agosto, dí di Santa Chiara, 1823).


*    Alla p. 2776. Vedi la grammatica del Weller, edit. Lips., 1756, p. 50, v.7-8, p. 58, fine (12 agosto, dí di Santa Chiara, 1823).


*    Et Davus non recte scribitur. Davos scribendum: quod nulla litera vocalis geminata unam syllabam facit (geminata, cioè per esempio due a, o, come in questo caso, due u). Sed quia ambiguitas vitanda est nominativi singularis et accusativi pluralis, necessario pro hac regula digamma  (3170) utimur, et scribimus DaFus, serFus, corFus. Donatus, ad Terr. Andr., I, 2, 2 (12 agosto, dí di Santa Chiara, 1823).


*    Cosí ridondante, o con un certo cotal significato che non si può altrimenti esprimere se non col gesto, si crede esser proprietà della nostra lingua, e idio-