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(122-123-124) pensieri 233

di regnar male, egli fa bene nel principio per inesperienza, e male nell’ultimo, al contrario dei buoni: poi, che una certa generosità naturale  (123) nei primi momenti della prosperità e del potere è verisimile anche nei cattivi, anzi sarebbe inverisimile il contrario; poi coll’assuefazione a quello stato si torna a riprendere il proprio carattere, interrotto da quella novità straordinaria, come avviene spessissimo nella vita (11 giugno 1820).


*   L’efficacia del materiale e dello straordinario anche a questi tempi si può arguire, fra le mille altre cose, dal fatto ultimamente accaduto di quei giovani alunni di S. Michele di Roma, usciti tutti in folla e andati al palazzo papale a reclamare sotto le finestre del Ministro contro gli abusi dell’amministrazione dell’ospizio. Un memoriale, presentato in nome di tutti loro, sarebbe stato indizio dello stessissimo malcontento, ma non avrebbe fatto lo stesso effetto. Da questo caso si può anche argomentare quanto il complotto sia piú facile nei convitti e nella milizia, dove ciascuno, considerando gli altri come compagni e camerati, ci pone piú confidenza.


*   Lo spatrio, cioè il trapiantarsi d’un paese in un altro, era possiamo dire, ignoto agli antichi popoli civili, finché durò la loro civiltà, segno di quanto fosse il loro amor patrio e l’odio o disprezzo degli stranieri. Al contrario, quando declinarono alla barbarie (Vedi Montesquieu Grandeur ec., ch. 2, p. 20 fine e ch. 16, p. 179, e la nota 6). Le colonie non erano altro che ampliazioni della patria, dove ciascuno restava fra’ suoi compatriotti, colle stesse leggi, costumi, ec.


*    (124) La cagione di quella contentezza di noi stessi che proviamo nel leggere le vite o le gesta dei