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70 pensieri (2135-2136-2137)

che egli sia tale in francese qual è in italiano. In tedesco è facile il tradurre in modo che l’autore sia greco, latino, italiano, francese in tedesco, ma non in modo ch’egli sia tale in tedesco qual è nella sua lingua. Egli non può esser mai tale nella lingua della traduzione, s’egli resta greco, francese ec. Ed allora la traduzione, per esatta che sia, non è traduzione, perché l’autore non è quello, cioè non pare, per esempio, ai tedeschi quale né piú né meno parve ai greci o pare ai francesi e non produce di gran lunga nei lettori tedeschi quel medesimo effetto che produce l’originale nei lettori francesi ec.
Questa è la facoltà appunto della lingua italiana e lo sarebbe stata della greca. Per questo io preferisco l’italiana a tutte  (2136) le viventi in fatto di traduzioni.
Quello che dico degli autori dico degli stili, dei modi, dei linguaggi, dei costumi, della conversazione. La conversazione francese si dee tradurre nell’italiano, parlato o scritto in modo che ella non sia francese in italiano, ma tale in italiano qual è in francese; tale il linguaggio della conversazione in italiano qual è in francese, e non però francese (21 novembre 1821).


*    Alla p. 1120, fine. Il verbo aptare onde il nostro attare, adattare, e il francese ec. da che cosa deriva? da aptus. E questo che cosa crediamo noi che sia? un participio del verbo antichissimo apere. E quale il significato primitivo di aptare? quello appunto del verbo apere, cioè legare. È cosa veramente maravigliosa che questo significato, ignoto a tutta la latinità scritta che noi conosciamo, questo significato, dico, del verbo aptare, cioè legare, significato ch’egli ha preso da un verbo  (2137) originario apere, del quale non si trova piú fatto uso in nessuno scrittore latino, per antichissimo che sia, questo significato, dico, cosí decisamente e singolarmente antico e primitivo, com-