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(2788-2789-2790) pensieri 433

(vedi lo Scapula e il Tusano) quelle che, secondo il Visconti, non erano altro che le Parche.

Del resto, quando ben si volesse che ἁρπυῖαι fosse participio di ἀρπάω (il che io non credo) fatto per sincope d'ἁρπηκυῖαι (come anche ἑστὼς da ἑστηκὼς o ἑστακὼς o ἑσταὼς o ἑστεὼς, βεβὼς da βεβηκὼς o da βεβαὼς, βεβρὼς da βεβρωκὼς o da βεβροὼς) e che il latino rapio non fosse un disusato ἆρπω (supposto dal Visconti), ma questo ἁρπάω (del quale trovo nel Tusano: ῾Αρπάω, pro ἁρπάζω, usurpatur, Etym.) resterebbe sempre fermo e che ἁρπυῖαι o ἆρπυιαι fosse in origine un participio ec. e che la lingua latina conservi qui l'antichità più della greca, nella quale quest'ἁρπάω, che sarebbe certo più antico di ἁρπάζω, sarà pur sempre o inusitato o rarissimo, e forse noto per lo  (2789) solo Etimologico. (14 giugno 1823). Nota che il Visconti, se ben mi ricordo, non cita se non due luoghi dell’Odissea, e questi sono, s’io non m’inganno, α, 241, ξ, 371. In due altri luoghi Omero usa quella voce, l’uno Odissea, ν, 77, dov’ella sta parimente per le Parche, l’altro Iliade, π, 150, dov’ella è puro aggettivo d’una cavalla, e viene a dir veloce, benché gl’interpreti la rendono per Harpyia sostantivo o appellativo, come negli altri luoghi d’Omero. Raptim dicono i latini per cito ec. Cosí ἁρπακτικῶς, ἁρπάγδην, ἁρταλέως, καρπάλιμος, καρταλίμως, ἀναρπάζω, ἀνάρπαστος, ed ἁρπάζω per ὀξέως νοῶ, cito intelligo et mente percipio, quasi mente corripio, usato da Sofocle. Vedi anche i lessici latini in rapio e suoi derivati e composti. Noi diciamo ratto (cioè raptus) aggettivo e avverbio per veloce, presto ec. Cosí rattezza, rattamente ec. E i latini rapidus, rapido, francese rapide ec. Vedi lo spagnuolo in questa radice o in altra metafora di velocità, tolta dal rapire in qualunque sia voce o modo. Vedi la Crusca in Rapina, § 1. Rapinosamente, Rapinoso, e questi pensieri p. 4165, fine (14 giugno 1823).  (2790)