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(1301-1302) | pensieri | 73 |
comprenderle; e insomma conviene che si tenga sugli universali, perché i particolari discordano troppo frequentemente. E cosí accade nella grammatica greca, dove altri soprabbondano di regole e la fanno parere complicatissima, altri scarseggiano e la fanno parere semplicissima. La lingua latina è proprio nel mezzo di questi due estremi, riguardo alle regole d’ogni genere (intendo già fra le lingue del genere antico e non del moderno, tanto piú filosoficamente costituito, com’é naturale). Vale a dire pertanto ch’ella è la piú facile a sviscerare e considerare parte per parte. Ma nella lingua greca bisogna aprirsi ad ogni tratto una nuova strada, e quella regola e maniera di formazioni ec. che avrete scoperta non vi servirà se non per poche voci ec. ec. (8-9 luglio 1821).
* Alla p. 936-8. Osservate ancora qualunque persona rozza o non assuefatta al bel parlare ed alla lingua della polita conversazione o poco pratica e ricca di lingua o poco esercitata e felice nel trovar le parole favellando, ovvero anche quelli che parlano bene (cioè la massima parte degli uomini, quando si trovano in circostanza dove non abbiano bisogno di star molto sopra se stessi nel parlare o quando parlano rozzamente a bella posta o in qualunque modo, o talvolta anche fuori di dette circostanze e nella stessa polita conversazione, o finalmente quelli che hanno una certa forza e vivacità e prontezza ec. o insubordinazione di fantasia; e facilmente potrete notare (1302) che tutti o quasi tutti gli uomini, qual piú qual meno, secondo le suddette differenze, hanno delle parole affatto proprie loro e particolari, non già derivate né composte ma nuove di pianta, che sogliono abitualmente usare quando hanno ad esprimere certe determinate cose e che non s’intendono se non dal senso del discorso e son prese per lo piú da una somiglianza ed una imitazione della cosa che vogliono