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422 | pensieri | (1122-1123-1124) |
muta nel supino e participio in c per piú dolcezza; non però si perde né si trascura come l’o di lego, e come le altre lettere e sillabe che servono alla sola inflessione de’ verbi. Gi antichi latini scrivevano effettivamente dicsi e legsi e legs e coniugs ec., e la x dei latini ora valeva cs ora gs; vedi il Forcellini, lit. x, e l'Encyclopédie, Grammaire, lettre x. E cosí (1123) dite dell’a di facere, mutata nel perfetto in e, o per dolcezza o per arbitrio o per innovazioni introdotte dal tempo e non primitive; ma, in ogni modo, mutata e non omessa. Cosí texi e tectum di tegere sono lo stesso che tegsi e tegtum. Vedi p. 1153.
2°, Dico che tutti i suddetti verbi radicali e regolari, avendo una sola sillaba radicale, hanno due sole sillabe nella prima persona presente singolare indicativa, due parimente nella terza persona (come i verbi ebraici nella terza persona del perfetto ch’é la loro radice) e tre nell’infinito.
3°, Dico che tutti, o almeno quasi tutti i verbi latini regolari che hanno piú di una sillaba radicale, piú di due sillabe nella prima e terza persona presente singolare indicativa, piú di tre sillabe nell’infinito, non sono radicali, ancorché paiano, ma derivati, ancorché non si trovi da che fonte.
Bisogna eccettuare da queste regole i verbi regolari della quarta congiugazione che hanno due sillabe radicali e perpetue, come audi in audire. Bisogna, dico, eccettuarli quanto alla regola di una sola sillaba radicale, non quanto a quella di due sole (1124) sillabe nella prima e terza persona indicativa e di tre sole nell’infinito. Nell’infinito audire, sentire ec. è chiaro che hanno tre sole sillabe. Cosí nella terza persona indicativa è chiaro che ne hanno due sole, audit, sentit. Nella prima persona audio, sentio pare che n’abbiano tre. Ma io non dubito che anticamente non si contassero queste e siffatte voci per composte di due sole sillabe, considerando e pronunziando per