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(1049-1050-1051) | pensieri | 367 |
p. 1007, fine-1008), si corruppe con maravigliosa prestezza. Ed osservo nella Poetica d’Orazio che a’ suoi tempi la novità delle parole era contrastata agli scrittori latini, come oggi agli italiani, da’ pedanti, cosa che io non mi ricordo (1050) mai di aver notato in nessuno scrittor greco in ordine alla lingua greca (e lo stesso dico d’ogni altra lingua antica). Al piú i grammatici e filologi greci non molto antichi né degli ottimi tempi della favella, faranno gli smorfiosi intorno alla purità dell’atticismo e all’escludere questa o quella parola o frase da questo o quel dialetto, riconoscendola però per greca e non escludendola dalla scrittura greca, come fanno i toscani rispetto all’italiana.
Diranno che la lingua francese, la piú timida, serva, legata di tutte quante le lingue antiche e moderne cólte o incolte, si mantiene tuttavia pura. Rispondo.
1°, La lingua francese, schiava rispetto ai modi, è liberissima (sia per legge o per fatto) nelle parole.
2°, La servilità di una lingua è incompatibile colla durata della sua purità, a causa della inevitabile mutazione e novità delle cose. Ma la lingua francese, formata com’é oggi, è ancor nuova. Le circostanze hanno voluto che ella ricevesse una forma stabile in un tempo moderno e da questa forma fosse ridotta ad esser lingua precisamente di carattere moderno. Non è dunque maraviglia se le cose moderne non la corrompono. La quale modernità (1051) di formazione fu anche la causa della sua servilità. Se fosse stato possibile che la lingua francese ricevesse una forma di genere simile a quella che ha presentemente, e divenisse cosí servile al tempo in cui fu formata per esempio la lingua italiana, ella sarebbe oggi cosí barbara e sformata, avrebbe talmente perduta quella tal forma ed indole, che non si potrebbe piú riconoscere. Come infatti la lingua francese, cosí formata come fu