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334 | pensieri | (1005-1006-1007) |
nari ec., il nemico tanti; resta dalla parte mia tanta inferiorità o superiorità: dunque assaliamo o no, cediamo ovvero non cediamo. (1006) E senza venire alle mani, né far prova effettiva di nulla, le provincie, i regni, le nazioni pigliano quella forma, quelle leggi, quel governo ec. che comanda il piú forte; e in computisteria si decidono le sorti del mondo. Cosí discorretela proporzionatamente anche riguardo alle potenze di un ordine uguale.
In questo modo oggi il forte non è forte in atto, ma in potenza; le truppe, gli esercizi militari ec. non servono perché si faccia esperienza di chi deve ubbidire o comandare ec. ec., ma solamente perché si possa sapere e conoscere e calcolare a che bisogni determinarsi; e se non servissero al calcolo sarebbero inutili, giacché in ultima analisi il risultato delle cose politiche e i grandi effetti sono come se quelle truppe ec. non avessero esistito.
Ed è questa una naturale conseguenza della misera spiritualizzazione delle cose umane, derivata dall’esperienza, dalla cognizione sí propagata e cresciuta, dalla ragione e dall’esilio della natura, sola madre della vita e del fare. Conseguenza che si può estendere a cose molto piú generali e trovarla egualmente vera, sí nella teorica, come nella pratica. Dalla quale spiritualizzazione, che è quasi lo stesso coll’annullamento, risulta che oggi, in luogo di fare, si debba computare; e laddove gli antichi facevano le cose, i moderni le contino; e i risultati, una volta delle azioni, oggi sieno (1007) risultati dei calcoli; e cosí, senza far niente, si viva calcolando e supputando quello che si debba fare o che debba succedere; aspettando di fare effettivamente, e per conseguenza di vivere, quando saremo morti. Giacché ora una tal vita non si può distinguere dalla morte e dev’essere necessariamente tutt’uno con questa (1 maggio 1821).