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colombina» per «di colombo»; «pasta mucida» per «pasta non rilevata»; a pag. 277 noto la descrizione di un pranzo, importante per la storia del costume; «in prode» per «in grazia»; «apparare» e «imprendere» per «imparare»; «scarso» per «che non concede niente a nessuno»;«forfante» e sue specialitá a pag. 297; «postergare» per «metter dopo»; «gittare in occhio altrui» per «far credere»; «passarsene col piede asciutto» per «non parlarne». Intorno a Federico Luigini non esiste alcun lavoro particolare. Danno qualche notizia di lui il Tiraboschi1 e il Quadrio2, fondandosi su quello che ne scrisse il Liruti3, il quale dá anche cenni dei suoi fratelli Luigi e Francesco. Recentemente fecero menzione del Libro della bella donna il Flamini4 e il Rosi5.

IV

Delle due edizioni6 che contengono il Convito di Giovanni Battista Modio, venne in questa ristampa seguita la prima, nitida, elegante, accuratissima. I pochi errori del testo vennero dallo stesso autore corretti in una Errata-corrige diligentissima; sí che al curatore non rimase presso che nulla da raddrizzare; eccezion fatta per l’ortografia, che, come al solito, lascia molto a desiderare. Ecco l’elenco delle poche correzioni: a pag. 326 r. 33 «fie» per «si è»; a pag. 349, r. 16 «sorti di cose» per «sorti cose»; a P a g* 357» r * 32 «E pur» per «O pur»; a pag. 364, r. 12 «viola» per «a violar». Vennero naturalmente conservate le forme peculiari: «ará», «soghignare», «correno», «sodisfare», «aremo»,

  1. Tiraboschi, Storia della lett. it., vii2, 17, 90.
  2. Quadrio, Storia e ragion d’ogni poesia, II, 510.
  3. Liruti, Notizie dei letterati del Friuli, II, 133 e sgg.
  4. Flamini, Il Cinquecento, 382.
  5. Rosi, Scienza d’amore, 49.
  6. Il Convito di messer Giovanni Battista Modio ecc. — Col privilegio del sommo pontefice e dell’illustrissimo duca di Firenze per anni X — In fine: In Roma per Valerio e Luigi Dorici fratelli Bressani. A’ 27 d’ottobre 1554, 8° piccolo, di pag. 179 numerate. Seguono le sentenze e i vocaboli greci, più la tavola delle materie e le dediche fino a pag. 208.
    La seconda edizione (Milano, presso Antonio degli Antonii, 1558) contiene anche una novella del Cornazzaro: Origine del proverbio che si suol dire: «Anzi corna», che parve inutile qui riprodurre.