Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) II.djvu/334

NOTE ALLA «MEDEA»

Pag. 19, v. 2. — Le Simplègadi erano due rupi poste all’ingresso del Ponto Eusisno, le quali, secondo la leggenda, si urtavano continuamente fra loro, finché, passata la nave Argo, rimasero per sempre immobili.

Pag. 19, v. 4. — Nei valloni del Pelio ecc. È noto che, secondo la leggenda, gli Argonauti trassero dal monte Pelio il legname per costruire la loro nave.

Pag. 19, v. 10. — Iolco, città della Tessaglia, dalla quale salparono gli Argonauti.

Pag. 19, v. 11-12. — Le vergini Pelie sono le figlie di Pelia, indotte da Medea a uccidere il loro padre; cfr. p. 53, vv. 29-30.

Pag. 27. v. 23. — Il germano è Absinto, fratello minore di Medea, da lei barbaramente ucciso, tagliato a pezzi e gettato in mare, per scampare dall’inseguimento del padre.

Pag. 39, v. 16. — Sisifídi. Medea, la nipote del Sole, chiama con disprezzo le nozze di Giasone nozze di Sisifídi, da Sisifo, il piú astuto degli uomini, fondatore di Corinto e antenato della nuova sposa Glauce.

Pag. 49, v. 13. — A inviar tessere ecc. Erano specie di dadi (ὰστρά γαλοι) che gli ospiti spezzavano in due, conservandone una parte ciascuno, a testimonianza e ricordo della data e ricevuta ospitalità, e dei quali si servivano come segni di riconoscimento.

Pag. 53, v. 4. — Pandione, figlio di Cecrope, re di Atene, gli succedette nel regno e fu, secondo una tradizione molto diffusa, padre di Egeo.