le cose utili, mai; né pensar d’essere
misera, quando avventurata sei.
medea
Oltraggiami: ché a te l’asil non manca,
ed io debbo partir soletta ed esule.
giasone
Altri non incolpar: tu l’hai voluto.
medea
Facendo che? Sposandoti e tradendoti?
giasone
Empie lanciando imprecazioni ai principi.
medea
La mia presenza anche ai tuoi Lari impreca.
giasone
Basta: ch’io non vo’ teco oltre contendere.
Se per l’esilio dei fanciulli e tuo
vuoi dalle mie sostanze alcun viatico,
dillo: con larga mano io pronto sono
ad offrirlo, a inviar tessere agli ospiti
miei,7 che benigni t’accorranno. Stolta,
Euripide - Tragedie, 11 - 4 |
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