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senso e della materia. A Parigi da Vincenzo Monti appellata orrenda Babilonia francese1, tra i colloquii di Cabanis medico materialista, di Volney l'ateo, di Garat il fisiologo, di Tracy l'idealista della sensazione2, non poteva certo il suo animo aprirsi alla sublime quiete del vero, che poscia divenne sua cura, nelle passeggiate solitarie, lunghesso le rive del Verliano con l'austero filosofo di Roveredo. La traccia di questo stato angoscioso, in cui l'animo è facile alla invettiva, puoi ancora trovarla nei versi a Lomonaco, e negli altri bellissimi per la morte di Carlo Imbonati.3 E di vero, quando volgendosi all'Italia egli dice:

Tal premii Italia i tuoi migliori, e poi
Qual prò se piangi, e il cener freddo adori
E al nome vano onor divini fai?
Si dal barbaro oppressa opprimi i tuoi
E ognor tuo danno e tuo colpe deplori,
Pentita sempre e non cangiata mai.

  1. Vincenzo MontiIn morte di Ugo Basville.
  2. BuccellatiDel progresso prodotto dalla scuola manzoniana — Annali dell'Istituto Lombardo.
  3. Recando alcuni versi di questo componimento nel suo stupendo carme i i Sepolcri Ugo Foscolo scriveva in nota «versi di un giovane ingengno nato alle lettere e caro all'Italia.» Vincenzo Monti poi nel leggere l'Urania uscì nelle seguenti parole «Costui ha cominciato dove io avrei voluto finire».