Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/150

674 libro

un du Bartas, e che dopo il Marini ha avuto un Redi, un Marchetti, un Magalotti, un Guidi, un Menzini, un Filicaia, un Manfredi, un Zanotti, un Frugoni, per tacer de’ viventi. Fors’egli ha creduto che noi non avessimo altri poeti fuorchè il Marini, o che tutti gli altri poeti fosser somiglianti al Marini. E s’egli ha creduto così, poteva egli scriver altrimenti? Quanto poi all’effetto che il soggiorno in Francia produsse in questo poeta, io non dirò che ivi apprendesse il Marini il vizioso suo stile, perciocchè egli l’avea formato prima di andarvi; ma dirò solo che le pensioni e gli onori che ivi ottenne non solo egli, ma ancor l’Achillini, come tra poco vedremo, ci pruovano chiaramente che le metafore e i concetti non erano men pregiati in Francia che in Italia. Ma basti così di questa non inutile digressione, e torniamo alla storia.


Notizie di Claudio Achillini e Girolamo PretiVII. Si rendevano nello stesso tempo in Italia onori ed applausi al Chiabrera, si rendevano onori ed applausi al Marini. E ciò non ostante pochi seguaci ebbe il primo, molti ne ebbe il secondo. Io penso che ciò avvenisse per la stessa ragione per cui più facil riesce a un pittore il ritrarre una ridicola caricatura, che una esatta e proporzionata bellezza. A imitare il Chiabrera richiedevasi vivo ingegno, fervida fantasia, ampia erudizione, forza di sentimenti, maestà d’espressione, sceltezza di voci. A imitare in qualche modo il Marini, bastava abbandonare le redini alla fantasia, e senza studiar la natura, lasciarsi trasportare dalla immaginazione, ovunque ella sconsigliatamente