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252 la secchia rapita


S. 36, v. 1: Descrive l’arciprete Gualdi amico suo.

S. 37, v. 3: Le rime burlesche in lingua padovana di Menone e Begotto sono assai note in tutto lo stato veneto.

S. 4:, v. 7: Non erano veramente ancora signori di Rodi i cavalieri di San Giovanni, ma furono poco dopo: e ’l poeta parla secondo quello che fu poi.

S. 47, v. 1: Il poeta fu poco amico d’Omero, e disprezzo le sue invenzioni come rozze e di cattivo costume: nondimeno, per mostrare che conobbe il buono e ’l cattivo di quel poeta, introduce questo cieco a cantare all’omerica.

S. 31, v. 4: «Le compagne mirò» ecc. Cosí è stampato in tutte le copie: nondimeno il testo manuscritto di mano del poeta dice «Le campagne» e non «Le compagne», e cosí dev’essere scritto e stampato, non ostante che anche si possa intendere che «Le compagne» significhi le stelle compagne della Luna. Ma il poeta vuol significare che la Luna mirò in terra, e non in cielo.

S. 37, v. 1: Finge il poeta ch’Endimione donasse a Diana una benda bianca che portava armacollo fregiata di perle, per adornare il dono che finsero i poeti antichi esserle stato donato da quel pastore, e per mostrar che le femmine, comunque innamorate, sempre vogliono qualche cosa dall’amante.

S. 63, v. 7: Gli anacronismi, quando sono lontanissimi e cadono opportunamente come questo, parturiscono anch’essi il ridiculo.

S. 68, v. 4: I poveri d’una famiglia hanno sempre per grazia che i ricchi gli vogliano riconoscere per parenti: perciò che la povertá è un argomento di demerito, e per questo i poveri sono sprezzati.

S. 71, v. 8: Vedi Livio, ché ’l poeta sta su l’istoria.

CANTO NONO

Argomento. — Questo canto par avere poco del comico, e nondimeno tutto è comico: perciò che tien sospeso l’uditore sino al fine; poi in aspettazione di cosa grave e seria finisce in un ridicolo.

S. 8, v. 2: Vedi l’Ariosto.

S. 10, v. 1: Questi è Galeotto figliuolo del signore della Mirandola, di cui si favellò di sopra nel canto III.