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canto nono | 157 |
7
Da la colonna pende incatenato
un corno d’oro; e dice una scrittura,
di ch’era il marmo lucido intagliato:
«Suoni chi vuol provar l’alta ventura».
Piú in alto sovra il corno era attaccato
un ricco scudo, in cui da la scoltura
tolto era al puro argento il primo onore;
e scritto avea di sopra: «Al vincitore».
8
Avea l’egregio artefice ritratto
in esso la battaglia di Martano
col signor di Seleucia; e stupefatto
parea tutto Damasco al caso strano.
Sta Griffone in disparte accolto in atto
d’uom di dolore e di vergogna insano;
ride la corte, Norandin si strugge,
ma il buon Martan facea come chi fugge.
9
Era coperto il pian di verde erbetta,
e la riva di mirti ombrata intorno.
Smontȃr molti guerrier ne l’isoletta,
passeggiando il pratel di fiori adorno;
ma poiché la trovar tutta soletta
trassero a gara a la colonna e al corno:
e quivi infra di lor nacque contesa,
chi dovesse primier tentar l’impresa.
10
Giucaro al tocco, e sopra Galeotto
cadde la sorte, il giovinetto ardito.
Quegli il bel corno d’ôr prese di botto,
e sonò sí ch’ognun ne fu stordito.
Tremò l’isola tutta, e tremò sotto
il letto e l’onda, e tremò intorno il lito;
sparve il foco ch’ardea, sparver le stelle,
e perdé il ciel le sue sembianze belle.