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144 | la secchia rapita |
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La squadra di Vicenza ultima guida
Naimiero Gualdi, a la sembianza fuore
amico d’Ezzelin che se ne fida,
ma non risponde a la sembianza il core.
Quel campo non avea scorta piú fida,
d’ogni bellica frode era inventore;
ma facea ’l goffo, e si tenea col papa,
e ne la finta insegna avea una rapa.
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Egli era un uom d’anni cinquantadui,
dotto e faceto, e con le guance asciutte;
solito sempre a dar la baia altrui,
che sapea tutti i motti di Margutte.
Gran turba di villani avea con lui
con occhi stralunati e ciere brutte,
ch’armati di balestre e ronche e scale
nati a posta parean per far del male.
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Valmarana, Arcugnan, Pilla e Fimone,
Sacco e Spianzana guida; ove le chiome
de la Betia cantò su ’l Bachiglione
Begotto e ’l volto e l’acerbette pome,
e dove la sampogna di Menone
fe’ risonar de la Tietta il nome;
e Montecchio e la Gualda, Olmo e Cornetto,
e trenta ville e piú di quel distretto.
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Dopo l’ultime squadre il cavaliero,
che dovea comandar, solo veniva
sovra un baio corsier macchiato a nero,
con armi di color di fiamma viva:
ondeggiava su l’elmo il gran cimiero,
pompeggiando il caval se stesso giva,
e avea dietro e dinanzi e d’ambo i lati
greci per guardia e saracini armati.