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nizzava, il rimanente non voleva, o non osava opporsi. Lo spirito moderno delle italiane rivoluzioni fu ben presto palese. Un’immensa folla di popolo assale, invade il palazzo del governatore, il quale sperando calmarlo colla sua presenza, discende le scale e si fa vedere; ma la sua vista rende quella moltitudine frenetica, furibonda, lo afferrano, lo percuotono, lo trascinano. Orrido scempio gli sovrastava e forse, dopo il suo, altro sangue sarebbe corso a torrenti; se non che l’ardore di libertà ne’ liguri giovani non andava da civili virtù scompagnato: dessi non paventarono affrontare quel popolare furore, fecero di lor petti un baluardo allo sciagurato vecchio, e se non a tutta sorta d’ingiurie e villanie, a certa morte lo sottrassero; un privato cittadino lo ricettò in sua casa *, gli studenti diventarono sua guardia.


legittimo governo, ad onta della dichiarazione del re pubblicata il giorno 24 dal governatore. — Ma nel mentre il governatore pubblicava questa dichiarazione, aggiungendo nel suo proclama, come il reggente vi si fosse uniformato, un corriere giunto da Torino, narrando quella città tranquillamente costituzionale sotto la reggenza del principe di Carignano, smentiva il proclama, spargeva grave dubbio sulla dichiarazione. Più, il governatore richiesto delle prove non seppe darle. Avea dunque mentito? Era dunque il suo un attentato alla costituzione? Tale dimostravalo una fatale apparenza, tale avealo giudicato un popolo intero. Era dunque il conte Desgeneys che dovette sembrare agli occhi di quei militari traditore del re, sovvertitore di quel governo legittimo, cui dessi non faceano che difendere, sostenendo la costituzione giurata da Carlo Alberto, Autorità legittimamente costituita dal re Vittorio Emanuele. Ma che monta? Guai se la legge per comandata severita, o per brama di gradire al potere si fa ministra di regali vendette!
* Sottratto a morte imminente, spaventosa, lo conducevano in custodia al palazzo Ducale, ma il terrore del corso pericolo, gl’improperii, gl’insulti che d’ogni parte piovevano su lui, gli tolsero le forze, e giunto appena sulla piazza Campetto, svenne, e fu trasportato in casa di Giacomo Sciaccaluga da dove emanò poco dopo il decreto che formava la commissione di governo.