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168 | Sonetti del 1832 |
ER PADRE DE LI SANTI.[1]
Er c.... se pò ddì rradica, uscello,
Ciscio,[2] nerbo, tortóre,[3] pennarolo,[4]
Pezzo-de-carne, manico, scetròlo,[5]
Asperge, cucuzzòla[6] e stennarello.[7]
Cavicchio, canaletto[8] e cchiavistello,
Er giónco,[9] er guercio, er mio, nèrchia,[10] pirolo,[11]
Attaccapanni, moccolo, bbruggnolo,[12]
Inguilla, torciorecchio,[13] e mmanganello.[14]
Zeppa e bbatòcco,[15] cavola e tturaccio,
E mmaritozzo, e ccannella, e ppipino,
E ssalame, e ssarciccia, e ssanguinaccio.[16]
Poi scafa,[17] canocchiale, arma, bbambino:
Poi torzo,[18] crescimmano, catenaccio,
Mànnola,[19] e mmi’-fratello-piccinino.
E tte lascio perzino
Ch’er mi’ dottore lo chiama cotale,
Fallo, asta, verga, e mmembro naturale.
Cuer vecchio de spezziale
Disce Priapo; e la su’ mojje, pene.
Segno, per dio, che nun je torna bbene.[20]
Roma, 6 dicembre 1832.
- ↑ [Nell’autografo il titolo è: Scinquanta nomi; ma in quelle varianti, di cui ho parlato anche nella nota 1 a pag. 121 del presente volume, l’autore vi ha sostituito quest’altro, che non è un appellativo inventato da lui, ma fa parte dell’uso comune. E nelle stesse varianti ha corretto anche il 5° e il 12° verso, che nell’autografo dicono così: Se pò ddì canaletto e cchiavisiello; Se pò ddì scafa, e sse pò ddì bbambino.]
- ↑ [Propriamente, è un vezzeggiativo con cui si chiamano gli uccelli e i bambini.]
- ↑ [V. la nota 3 del sonetto: Una lingua nova, 2 dic. 32.]
- ↑ [Quel vasetto cilindrico, unito, per lo più anzi attaccato, agli antichi calamai, e nel quale si riponevano le penne d’oca. Pennaiolo, in Toscana. Ma la cosa come la parola è ormai quasi affatto disusata.]
- ↑ [Cetriolo.]
- ↑ [Da cucuzza, zucca: “zucchino„]
- ↑ [E stendavello o stenderello, dalle persone più o meno civili: propriamente, quell’arnese di cucina che serve a stender la pasta. Matterello a Firenze; rullo, spianatoio, maccheronaio, mestone (perchè serve anche a mestar la polenta), lasagnòlo, ranzagnolo in altri luoghi di Toscana; lasagnòlo anche in tutte forse le Marche e l’Umbria (rasagnòlo, però, a Città di Castello); sciadùr a Forlì; canela a Parma; cannello a Genova; méscola a Verona; lasagnór a Torino: pressia in Alba; muscra in Alessandria; laganaturo a Napoli; maccarrunaru o langanaturo in Calabria; laganàr a Vasto negli Abruzzi; lasagnaturi o sagnaturi in Sicilia; tùtturu a Cagliari; eccetera eccetera: e in qualche classico anche mattero!]
- ↑ [Detto anche scartoccio, è “quell’arnese, per lo più di latta, che adoprano i bottegai per prender su le civaie minute.„ Votazza, a Firenze.]
- ↑ [Giunco.]
- ↑ [Lo dicono anche del naso, specialmente quando sia grosso.]
- ↑ [Piuolo.]
- ↑ [Prugnolo. Specie di fungo conosciutissimo.]
- ↑ [V. in questo volume la nota 3 del sonetto: Che ccore, 29 sett. 31.]
- ↑ [Bastone grosso e greggio, di quelli che spesso si aggiungono alle fascine.]
- ↑ [Batocchio, battaglio.]
- ↑ [“Migliaccio„ o “roventino,„ ma insaccato come il salame.]
- ↑ [Baccello.]
- ↑ [Torsolo.]
- ↑ [Mandorla.]
- ↑ Vedi [in questo volume] il sonetto intitolato: L’omo e la donna, [30 apr. 34, nota 5].