Giuseppe Gioachino Belli

1834 Indice:Sonetti romaneschi VI.djvu sonetti letteratura L'omo e la donna Intestazione 30 novembre 2024 75% Da definire

Li dannati Er re Ffiordinanno
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

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L’OMO E LA DONNA.

     “Sì,„ strillava, “è ggiustizzia da galerra[1]
Che nnoi povere donne disgrazziate
Sempre avémo da èsse soverchiate,
Come fùssimo statue de terra.

     Voiàntri purcinelli de la Scerra[2]
Date fòra l’editti, predicate,
Dite messa, assorvete, ggiustizziate,
E, ppe’ giónta de ppiù, ffate la guerra.

     Cos’ha, ppiù de la donna, un galeotto
D’omaccio, pe’ pprotenne[3] in oggni caso
De stà llui sopra e dde tiené[4] llei sotto?

     Cos’ha dde ppiù? una mano, un piede, un stinco,
Una bbocca, un’orecchia, un occhio, un naso?„
Allora io: “Nu lo sapete? un pinco.„[5]

30 aprile 1834.

Note

  1. Dalla massima parte del popolo galera è pronunziata galerra.
  2. [Di Acerra nella Campania, che è appunto la vera patria di Pulcinella, come la non lontana Atella era patria del suo probabile progenitore Macco.]
  3. Pretendere.
  4. Di tenere.
  5. Vedi [nel presente volume] il sonetto... [Er padre ecc., 6 dic. 32], al quale questo vocabolo può servire di appendice.