L'omo e la donna
Questo testo è incompleto. |
◄ | Li dannati | Er re Ffiordinanno | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
L'OMO E LA DONNA.
«Sì», strillava, «è ggiustizzia da galerra1
Che nnoi povere donne disgrazziate
Sempre avemo da èsse soverchiate
Come fùssimo statüe de terra.
Voiantri purcinelli de la Scerra
Date fora l’editti, predicate,
Dite messa, assorvete, ggiustizziate,
E, ppe’ gionta de ppiù, ffate la guerra.
Cos’ha, ppiù de la donna, un galeotto
D’omaccio, pe’ pprotenne2 in oggni caso
De stà llui sopra e dde tiené3 llei sotto?
Cos’ha dde ppiù? una mano, un piede, un stinco,
Una bbocca, un’orecchia, un occhio, un naso?».
Allora io: «Nu lo sapete? un pinco».4
30 aprile 1834
Note
- ↑ Dalla massima parte del popolo galera è pronunziata galerra.
- ↑ Pretendere.
- ↑ Di tenere.
- ↑ Vedi il Sonetto..., [Er padre ecc., 6 dic. 32], al quale questo vocabolo può servire di appendice.