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LE NOZZE DI CADMO E D’ERMIONE 205

     La delfica favella1 altro non sembra
     Che canora follía. Povero il senno
     Che in quei deliri ascoso il ver non vede!
     Né sa quanta de’ carmi è la potenza
     145Su la reina opinïon2, che a nullo
     De’ viventi perdona e a tutti impera!
Stava tacito attento alle parole
     Profetiche di tanta arte il felice
     Insegnatore; e nel segreto petto
     150Dell’alto volo, a cui l’uman pensiero
     Le ben trovate cifre avrían sospinto,
     Pregustava la gioia, e della sorte3
     Già tetragono ai colpi si sentía.
     Preser le Muse da quel giorno usanza
     155Di far liete de’ canti d’Elicona
     Degli eccelsi le nozze, ovunque in pregio
     Son d’Elicona i dolci canti. Or quale4,
     Qual v’ha sponda che sia, come l’insúbre5
     Dalle Grazie sorrisa6 e dalle Muse?
     160Qual tempio sorge a queste dee piú caro
     Che l’eretto da te, spirto gentile,
     Nelle cui vene del Trivulzio sangue
     Vive intero l’onor7? Alto fragore
     D’oricalchi guerrieri e d’armi orrende
     165Empiea, signor, le risonanti vòlte
     Delle tue sale un dí, scuola di Marte,
     Quand’il grand’avo tuo8, fulmin di guerra,
     Delle italiche spade era la prima.
     Or che in regno di pace entro i lombardi
     170Elmi la lidia tessitrice9 ordisce


    v. 78.

  1. 141. La delfica favella: la poesia. Cfr. Serm. sulla Mit., v. 144.
  2. 145. la reina opinion: l’opinione pubblica.
  3. 152. e della sorte ecc.: Dante Par. xvii, 23: «avvegna ch’io mi senta Ben tetragono ai colpi di ventura».
  4. 157. Or quale ecc.: Mossa consimile a quella de’ vv. 18 e segg. Ad Anna Malaspina.
  5. 158. l’insúbre: cfr. la nota al v. 17, p. 182.
  6. 159. sorrisa: allietata dal sorriso. Cfr., per forma consimile, Dante Par. I, 95.
  7. 160. Qual tempio ecc.: il tempio è la casa stessa del Trivulzio, cara alle Muse per l’amore vivissimo di lui alla poesia e per gli studi compiuti sul Convito di Dante. Cfr. la nota al v. 185.
  8. 167. il grand’avo tuo: Gian Giacomo Trivulzio, grande capitano, che serví gli Aragonesi di Napoli e poi (1494) Carlo VIII, col quale fu nel ’95 alla battaglia di Fornovo. Luigi XII lo fece maresciallo di Francia, co’ feudi di Vigevano e di Melzo e col governo del ducato di Milano. Nel 1509 vinse ad Agnadello contro i Veneziani; nel 1513, per errore d’altri, perdé la battaglia di Novara. Morí a Chartres il 5 dic. 1518. Cfr. Litta Triv. tav. III e Carlo Rosmini Dell’Istoria intorno alle militari imprese e alla vita di G. G. T. ecc.: Milano, De Stefanis, 1815.
  9. 170. la lidia tessitrice: Aracne di Lidia, che osò sfidare ne’ lavori femminili Minerva e che poi fu convertita da questa dea in ragno. Cfr. Ovidio Metam. VI, 5 e Dante