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Poesia e 3 di Letteratura amena narrativa1. In tutto 21 volume all’anno. La lista che precede il caldo, patrottico, commovente appello (Chiemare) di Heliade a’ suoi concittadini, comprende, ripartite nelle categorie suddette, non meno di 230 traduzioni da varie lingue, compresa naturalmente2 l’italiana, che figura nell’elenco con 26 opere, numero non piccolo, quando si consideri, che, tra quei volumi, trovan posto quasi tutti i maggiori classici greci e latini e un grandissimo numero di traduzioni dal francese, lingua fin d’allora assai diffusa in Rumania e veicolo importantissimo di cultura in Oriente3.

Da Dante a Galileo, dall’Ariosto e dal Tasso al Filangieri e al Beccaria, dal Metastasio e dall’Alfieri al Manzoni e al Pellico, tutti i più grandi d’Italia vi son sufficientemente rappresentati; ma una cosa che non può non arrecarci meraviglia, si è il trovare nella sezione dei tragici, accanto ai più grandi delle letterature classiche e moderne, ben cinque rappresentanti della poesia drammatica italiana, il che potrebbe valere a consolarci in certo modo di quel tal quinto serto, di cui ci parla l’Alfieri nel suo ben noto sonetto, della cui fronda sì radamente i poeti del bel paese han saputo cingersi le tempie.



  1. Curier de Ambe Sexe (Periodul V de la 1844 pînò la 1847), Bucuresci, 1862, p. 245. — [Corriere d’Ambo i Sessi (serie 5-a dal 1844 fino al 1847), Bucarest, 1862, p. 245]. Nelle citazioni da questo e altri giornali anteriori alla riforma ortografica dell’Accademia Rumena conservo l’ortografia del tempo.
  2. Heliade fu, come abbiamo avuto occasione di accennare, uno dei più fervidi innamorati dell’Italia e della sua letteratura, al punto da farsi iniziatore di un movimento filologico e letterario, che fu detto italianismo. È quindi naturalissimo che, nella Bibliotheca Universală, le traduzioni dall’italiano abbondassero, così come abbondano nel Curier de Ambe Sexe [Corriere d’Ambo i Sessi] e nel Curierul românesc [Il Corriere Rumeno] e s’infiltran persino nella Gazeta teatrulul [La Gazzetta del Teatro] a testimoniare una simpatia, che, per volger di stelle, non venne mai meno nel cuore di chi fu detto con ragione il „padre della letteratura rumena”.
  3. Cfr. le due belle monografie di Pompiliu Eliade, De l’influence française sur l’esprit public en Roumanie (Paris, Leroux, 1898) e Histoire de l’esprit public en Roumanie au dix-neivième siècle (Paris, Soc. nouv. de Librairie, 1905). Un notevole contribuito alla storia dell’influenza francese in Rumania porta anche il già ricordato volume di N. I. Apostolescu, L’influence des romantiques français sulla poesie roumaine, Paris, Champion, 1909, su cui cfr. un mio articolo recensivo nella Cultura del 1-o aprile 1910. Un’opera infine che può agevolare di molto lo studio dei rapporti letterarii franco-rumeni è la diligentissima Bibliographie franco-roumaine di G. Bengesco, Bruxelles, Lacomblez, 1895.